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Canasta dimenticata dalle chiunque: misfatto con il proprio burraco oppure poiché risulta esserea dismisura altezzoso? – caos sul web dell’AAMS
Gli anni d’oro della canasta sono tramontati già da tempo, anche se alcuni circoli di questo gioco continuano a sopravvivere sia in Italia che all’estero. Insieme a burraco, pinnacola, scala 40 e machiavelli, la canasta appartiene all’ampia famiglia di giochi di carte che derivano dal ramino. Considerata la sua diffusione tra la popolazione più anziana, rimane tuttora un ottimo modo per allenare la mente, oltre che per intrecciare nuove relazioni. Proprio perché associata a un mondo altoborghese fatto di lustrini e vuoti cerimoniali, è diventata facile bersaglio dell’ironia dei comici di diverse epoche. In fatto di popolarità, negli ultimi tempi la canasta è stata soppiantata dal burraco, un gioco anch’esso originario dell’Urugay, che riprende molte regole della canasta e del bridge semplificandole.
Giochi di coppia
Canasta, bridge e burraco si giocano tutti a coppie (nella canasta i giocatori possono essere da due a sei). Esiste però anche una versione di canasta per tre persone: in questo caso la classica organizzazione a squadre viene meno.
Le regole
All’inizio ogni giocatore riceve quindici carte: lo scopo è formare combinazioni di sette o più carte di uguale valore, chiamate appunto canaste, e quindi “chiudere” rimanendo a mani vuote. In questo gioco i semi sono ininfluenti: conta solo il colore e il punteggio. E’ infatti possibile utilizzare apposite carte che non recano semi ma solo i colori rosso (quadri e cuori) e nero (picche e fiori). Alle carte dal 4 al 7 vengono attribuiti 5 punti, quelle dall’8 al re valgono 10, mentre l’asso e i due 20 punti. Pur non valendo nulla, i tre neri possono essere utilizzati per impedire all’avversario di raccogliere carte dal mazzo degli scarti. I tre rossi danno diritto a pescare un’altra carta e concorrono alla formulazione del punteggio alla fine della mano. I jolly e le pinelle (i due) possono sostituire qualsiasi carta. Così come in altri giochi, per poter pescare del mazzo degli scarti, che in questo caso si chiama pozzo, occorre “aprire” calando sul tavolo determinate combinazioni di carte.
Zitto e gioca
Una peculiarità della canasta è l’obbligo del silenzio tra i compagni di squadra, che possono parlare tra loro solo al momento della chiusura. Gli appassionati della canasta hanno fatto notare che se altri giochi come burraco e briscola possono vantare un’offerta piuttosto ampia di siti Internet, i portali italiani dedicati alla canasta sono decisamente meno. La complessità delle regole del gioco si traduce in una maggiore difficoltà tecnica di realizzazione da parte dei programmatori. Una di queste criticità consiste nell’utilizzo di 3 mazzi di carte da 52: è difficile consentire la visualizzazione sulle schermo di un così alto numero di carte. Un altro aspetto riguarda il blocco o il congelamento del pozzo degli scarti, una regola di facile applicazione dal vivo, ma che risulta più difficile mettere in pratica su un’interfaccia di gioco virtuale.
Un po’ di storia
L’avvocato Segundo Santos e l’architetto Alberto Serrato sono considerati i padri fondatori della canasta. Santos, appassionato di Bridge, nel ’39 mette a punto le regole della canasta insieme all’amico Serrato, attingendo dai regolamenti di altri giochi come il bridge e il gin rummy e smorzando la forte componente aleatoria di quest’ultimo. Santos, in particolare, era alla ricerca di un gioco che non lo impegnasse al tavolo tutta la notte come invece avveniva con il bridge. Provò quindi con il rummy e con una sua variante chiamata “cooncan”, trovandoli però troppo determinati dal caso a discapito dell’abilità.
Dal cesto spunta il nome
Una volta approntate le regole del gioco, Santos e Serrato si trovarono al ristorante per presentarlo agli amici: non sapevano però come chiamarlo. Ma ecco inaspettatamente arrivare la soluzione: nn cameriere aveva prestato loro un piccolo cesto (canastillo) per riporvi le carte. Poco dopo gli amici al tavolo giunsero alla conclusione che il nome canasta, giocato sulla reiterazione della vocale ‘a’, suonava molto meglio di “canastillo”.
Gli anni Cinquanta furono il periodo di maggiore diffusione della canasta, che diventò popolare anche negli Stati Uniti, prima di aver riscosso successo tra i turisti in visita a Montevideo. Dal Jockey club, un locale della capitale, il gioco si diffuse in tutta Montevideo, lungo la costa uruguaiana e in tutto il Sud America. Da lì, poi, negli anni Cinquanta arrivò negli USA.
Successo postbellico
I dieci anni che intercorrono tra la sua diffusione in Sud America e negli Stati Uniti, si devono alla sospensione dei voli disposta durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Club Regency di Manhattan fu tra i primi ad adottare questo gioco, grazie all’opera di Josephine Artayate de Viel, turista di Buenos Aires. Fu quest’ultima, a discapito di Santos e Serrato, a trarne i maggiori vantaggi economici, con la pubblicazione di un manuale (negli anni seguenti si diffesero a macchia d’olio libri sulla canasta). Grazie ai soldati di stanza in Giappone e in Germania, la popolarità della canasta crebbe anche in Asia e in Europa. Persino l’Unione Sovietica non seppe resistere al suo fascino. Un po’ frastornato per il grande successo riscosso dal gioco, Santos si sarebbe schermito dicendo: “L’ho fatto per carcare di levarmi il bridge dalla testa”.
Di padre in figlio
“La canasta è il mio gioco di carte preferito – scrive il blogger 70enne Tony McGregor, residente in Sudafrica-. L’abbiamo insegnata ai nostri figli quando erano ancora piccoli e questo li ha aiutati a comprendere l’aritmetica. La nostra figlia maggiore a 5 anni utilizzava un’apposita tavoletta per reggere le carte perché aveva le mani ancora troppo piccole. Ho appreso questo gioco dai miei genitori e l’ho trasmesso ai miei figli. Mio figlio, in particolare, gioca ancora regolarmente a canasta”. Ciò che rende la canasta speciale secondo McGregor è proprio il giusto equilibrio tra abilità e fortuna “proprio come Segundo Santos aveva in mente 70 anni fa”.
Il gioco del secolo
In un articolo del 2010 pubblicato su New Humanist, l’esperto David Parlett intervistato da Sally Feldman definisce la canasta uno dei quattro giochi più rappresentativi del 20esimo secolo, insieme a bridge, poker e gin rummy. Secondo Parlett, autore del libro “A history of card games”, i giochi di carte possono essere considerati un prodotto della cultura popolare, alla stessa stregua di ballate, leggende e danze tradizionali. Tuttavia, nel caso dei quattro giochi citati prima, il loro regolamento è stato uniformato a livello internazionale in virtù della loro ampia diffusione.
Ogni secolo ha i suoi giochi di carte più rappresentantivi: nel 16esimo e nel 17esimo secolo furono in auge rispettivamente piquet (picchetto) e ombre (uomo in spagnolo). Nel 18esimo divennero popolari i tarocchi i quali, oltre che una pratica divinatoria, sono stati anche un semplice gioco di carte. Nel 19esimo secolo fu la volta del wist, un gioco a coppie originario dell’Inghilterra praticato con il mazzo da 52 carte, che è stato in seguito surclassato dal bridge, il suo cugino più raffinato.
Hobby principesco…
Tornando alla canasta, secondo Sally Feldman questo gioco potrebbe ritrovare la popolarità di un tempo se perdesse l’aura aristocratica che si era guadagnato nei primi anni Cinquanta grazie alla principessa Margaret (1930-2002), sorella minore della regina d’Inghilterra Elisabetta II.
…e bersaglio della satira
Margareth, contessa di Snowdon, e la sua passione per la canasta sono messe alla berlina dal gruppo di comici inglese Monty Pyton nel loro “Monty Pyton’s Flying Circus”, una serie di sketch per la televisione trasmessi dalla Bbc dal ’69 al ‘74. Margareth, in particolare, fa una breve apparizione nell’episodio “Biggles Dictates a Letter” nel quale Biggles, aviatore protagonista di alcuni romanzi di avventura di W.E. Johns, detta una lettera alla sua segretaria indirizzata ad Hasskon, re di Norvegia. Aviatore e impiegata, però, non riescono a intendersi e Biggles è costretto ogni volta a ripetere le frasi. Durante questo siparietto sbuca la principessa dalla credenza ma Biggles la invita a rientrare nell’armadio. Quindi riprende a dettare: “Cara reale principessa Margaret, grazie per le anguille. Erano assolutamente deliziose e inconfondibilmente regali”, per poi concludere: “Ci vediamo dai Sassonia-Coburgo (dinastia di nobili tedeschi, ndr), alla serata della canasta”. Il gruppo dei Monty Pyton, di cui ha fatto parte anche il regista Tery Gilliam, è diventato popolare grazie ai film “Il senso della vita” e “Brian di Nazareth”. Nel ’76, qualche anno dopo lo sketch con Biggles, una pantomima della principessa comparve anche nel video di “Crackerbox Palace”, canzone dell’ex componente dei Beatles George Harrison.
Il bandito Canasta
Dal nome potrebbe sembrare un’arcigna vecchietta, invece Nasty Canasta (nasty in inglese significa odioso) è un rude bandito, creato dalla fantasia di Chuck Johnes, che compare in tre cartoni animati della Looney Tunes. Come altri personaggi della Loney Tunes che svolgono il ruolo di antagonisti, è un tipo tutto muscoli e niente cervello che incute paura.
Umorismo erotico
Nasty Canasta è anche il nome d’arte di un’attrice-ballerina newyorkese di neo-burlesque, genere nato nel XVIII secolo che mescola musica, comicità ed erotismo (anche Nasty Canasta, così come i Mounty Pyton, si è cimentata nella pantomima della principessa Margareth).
Realtà e finzione
Ma realtà e finzione spesso si confondono. Poco più di un anno fa ‘The Guardian’ ha diffuso le foto di Elisabetta II e Margareth da ragazze vestite come regnanti del Settecento durante alcuni spettacoli organizzati negli anni Quaranta per raccogliere fondi a favore delle truppe.
Casino del appartenenza: Documentari nostrani sul appuntamento d’azzardo si rivela nuove dipendenze
Negli ultimi anni è stato coniato il termine di “nuove dipendenze” per designare tutti quei comportamenti o attività, magari anche socialmente accettati, che non prevedono l’utilizzo di sostanze chimiche, ma che comunque vengono svolti in maniera compulsiva. Tra questi può rientrare anche il gioco d’azzardo, insieme allo shopping e all’uso dei videogiochi e di Internet. Alle nuove dipendenze è dedicato “Caduti nella rete”, documentario realizzato nel 2012 da Renato Pugina per la Radiotelevisione svizzera.
Il centro cure di Bolzano
Il documentario inizia in un centro di cura di Bolzano con le interviste a specialisti e pazienti. Nel filmato si vede Cesare Guerreschi, psicologo e psicoterapeuta, che mette in guardia gli ospiti della struttura durante le terapie di gruppo: “Bisogna curarsi almeno sei mesi continuativamente, perché se fai solo due mesi e poi tagli tornerai ancora qui”.
Dopo essersi occupato del recupero degli alcolisti, nel ’99 Guerreschi ha fondato la comunità terapeutica di Bolzano, che si rivolge in particolare ma non in maniera escusiva ai giocatori patologici (almeno fino a poco tempo fa, spiega il documentario, era anche l’unico centro ad occuparsi di dipendenze sessuali). Lo psicologo è anche autore di numerose pubblicazioni sul tema
Le Nuove dipendenze
Slot, videopoker e Gratta e vinci sono molto più popolari del gioco online: perché non vengono mai menzionati in tutta la mezz’ora di servizio? “Pur essendo diffusissimi – replica il regista – slot e Gratta e Vinci non rientrano nell’ambito del gioco e della dipendenza online. Come si evince dal titolo ‘Caduti nella rete’, si parla delle nuove dipendenze che si sviluppano attraverso l’uso di Internet. Non soltanto quindi il gioco d’azzardo, ma anche altri aspetti come la pornografia online e i giochi di ruolo. Mi è stato chiesto se la Svizzera, dove ha sede l’emittente per la quale lavoro, è più permissiva dell’Italia riguardo al gioco d’azzardo. Non direi proprio. Se non ricordo male, soltanto intorno agli anni Duemila è stata autorizzata l’apertura di case da gioco nella Confederazione Elvetica: prima di allora ogni forma d’azzardo era proibita. Tuttora la legge vieta il gioco d’azzardo online, nel senso che non si possono aprire siti di gioco d’azzardo in Svizzera”.
Rigore svizzero…
A riprova di ciò il regista di Varese cita l’articolo 5 della legge sulle case da gioco: “In Svizzera l’esercizio dei giochi d’azzardo mediante l’impiego di reti elettroniche di telecomunicazioni, segnatamente Internet, è vietato”.
… ma c’è la ‘gabola’
Negli ultimi tempi, osserva tuttavia Pugina, si è aperto il dibattito riguardo all’eventuale legalizzazione del gioco online nella Confederazione Elvetica.
“Naturalmente un cittadino svizzero può comunque collegarsi a siti che hanno sede all’estero – aggiunge il regista -. Almeno, questo era possibile da casa del giocatore che ho intervistato durante le riprese di ‘Caduti nella rete’, avvenute più di due anni fa. Non so se oggi questo sia ancora possibile. In Svizzera la Commissione Federale sulle Case da gioco vigila non tanto sul gioco online, visto che è proibito, quanto sul corretto svolgimento di tutti gli altri giochi d’azzardo, e principalmente sull’attività dei numerosi casinò sparsi sul territorio elvetico”.
Iene contestate
Passando dalla Svizzera all’Italia, l’argomento del gioco d’azzardo è stato trattato a più riprese anche dalla trasmissione di Canale 5 “Le Iene”. Due servizi sul poker online di Nadia Toffa e Luigi Pelazza, in particolare, sono stati contestati dagli addetti ai lavori, che hanno riscontrato diverse incongruenze. Toffa si è occupata di una poker room truffaldina e Pelazza di una presunta bisca illegale in Sardegna che viene scoperta dai carabinieri. Nel servizio di Nadia Toffa veniva mostrato come il gestore di una room poteva “truccare” da dietro le quinte una partita o un testa-a-testa.
Il mistero del nove di fiori
Dopo la segnalazione di alcuni utenti i quali avevano fatto presente l’incongruenza tecnica del flop formato da due sole carte, il video venne rimosso per qualche ora. Riapparve nella versione “corretta” con un nove di fiori in aggiunta (Mediaset si giustificò parlando di un errore in fase di post produzione).
Videolottery e riciclaggio
Ancora la giornalista bresciana Toffa ha mostrato la facilità con la quale è possibile ripulire attraverso le videolottery somme in contanti guadagnate in modo illecito. Dopo aver inserito le banconote nel dispositivo, la “iena” Toffa ha deciso di non giocare e di farsi rilasciare dalla macchinetta una ricevuta per l’importo immesso. Con lo stesso tagliando, si è quindi recata alla cassa a riscuotere la somma. Un altro dato evidenziato nel reportage è che “lo Stato non vede direttamente gli incassi di queste macchinette ma sono i concessionari a inviare i dati degli incassi ai Monopoli”.
Dirigenti inamovibili
La giornalista ha inoltre ricordato che all’interno dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, l’ente che in Italia regola il comparto del gioco pubblico, l’ex direttore generale Giorgio Tino e il direttore centrale Antonio Tagliaferri sono stati condannati a pagare rispettivamente 4 milioni e 800mila euro e 2 milioni e 600mila euro per danno erariale. Tino è diventato presidente di Equitalia Veneto, mentre Tagliaferri “continua tutt’oggi a fare il direttore generale di Aams”.
Slot e fisco
Ora però le cose sono cambiate. Nei primi giorni di febbraio è giunta infatti notizia dell’assoluzione degli ex alti dirigenti di Aams da parte della terza Sezione d’appello della Corte dei Conti. I due concessionari Bplus e Hbg, invece, sono stati condannati a pagare rispettivamente 335 e 72 milioni di euro, anziché gli 835 e 200 stabiliti in primo grado. I fatti contestati, ricorda il Fatto Quotidiano, risalgono al 2007. In quell’anno dieci concessionari (Bplus, Hbg, Cogetech, Sisal, Gamenet, Snai, Gmatica, Cirsa, Gtech e Codere) furono accusati dai magistrati contabili della Procura ligure “per non aver collegato gli apparecchi al sistema informatico dei Monopoli, gestito dalla Sogei, nei tre anni precedenti”.
Secondo i calcoli del Gruppo antifrodi tecnologiche della Guardia di Finanza, avrebbero dovuto pagare 98 miliardi di euro. La cifra venne ridimensionata a 90 miliardi negli atti di citazione della Procura. “Il sistema telematico delle giocate (e delle imposte dovute) – riporta il Fatto – doveva essere pronto e funzionante nel 2004, ma ha fatto cilecca per anni, mentre le società continuavano a chiedere il nulla osta e installare macchinette senza curarsi dell’allacciamento. Nella sentenza del 2012 l’importo viene ridotto a 2 miliardi e mezzo di euro, 835 dei quali a carico di Bplus, l’unica, insieme ad Hbg, a contestare la cifra fino all’ultimo. Gli altri concessionari avevano già chiuso la vertenza pagando il 30 per cento delle somme dovute (430 milioni di euro) con il condono deciso nel 2013 dal Governo di Enrico Letta attraverso il decreto Imu”.
L’azzardo in Friuli
Passando alle piccole case di produzione, Indimage Film e Animado Film hanno recentemente finanziato il documentario “Zeroper” dell’autore e regista palermitano Federico Russo, presentato nel dicembre del 2013. L’opera, della durata di 56 minuti, racconta la vita del centro di Campoformido (Udine), specializzato nel recupero dei malati di gioco d’azzardo. Come dichiarato dallo stesso regista, lo scopo divulgativo del film ne rende particolarmente adatta la proiezione presso scuole e centri sociali.
Il Documentario “All in”
La regista Annalisa Bertasi e la psicologa Chiara Pracucci, infine, hanno dedicato tre anni di lavoro alla realizzazione del documentario “All in” presentato a metà febbraio 2024 a Ravenna (l’espressione “All in” viene utilizzata dai giocatori di poker quando mettono tutte le fiches a loro disposizione sul piatto). Laureatasi in psicologia clinica, Chiara Pracucci ha scelto il gioco d’azzardo come argomento della sua tesi. Secondo la psicologa intervistata dall’associazione culturale “Gruppo dello zuccherificio” sul suo sito, “gioco d’azzardo patologico” è un’espressione nata da uno stridente accostamento, “il gioco creativo e libero e la patologia rigida e paralizzante”.
“Il manuale dei disturbi mentali non parla più di ‘dependence’ ma di ‘addiction’ – osserva il direttore dell’Ausl di Forlì Edoardo Polidori, intervistato nel documentario -. ‘Addiction’ deriva dal latino ‘addictus’, che vuol dire schiavo. I latini avevano due modi per definire la schiavitù: addictus e servus. ‘Servus’ era lo schiavo nato da schiavi, quindi figlio di schiavi. ‘Addictus’ era lo schiavo diventato tale per debiti. La schiavitù non era una condizione di partenza, ma una condizione che si determinava a un certo punto della vita”.
Pokerista e venditore di allarmi
“Romanzo personale”, documentario prodotto da Mtv, racconta invece la storia del giovane Emiliano, che vive con i suoi a Calenzano, in provincia di Firenze, e “ha lasciato il lavoro di rappresentante per diventare un giocatore di poker professionista”. Il ragazzo si presenta così: “Emiliano Conti, quasi 25 anni, gioco da quasi cinque anni tre-quattro ore tutti i giorni con full immersion domenicali da 10-11 ore”. Emiliano si è interessato al poker “dopo aver visto questo giochino in televisione”. Come ammesso da lui stesso, nelle prime giocate Emiliano ha perso, capendo in seguito “che bisognava studiare” per affinare le proprie abilità.
La notte su Internet, la mattina dai clienti
E’ stato difficile inizialmente per il giovane professionista conciliare il lavoro di pokerista con quello di rappresentante per la ditta di allarmi dello zio, anche perché il gioco su Internet costringeva spesso il 25enne a fare le ore piccole. Giocare a poker online, per Emiliano, è come fare l’impiegato, “solo che si prende qualcosa di più”. Considerate le spese da sostenere tra alberghi e trasporti, rivela il ragazzo, giocare con il computer da casa si rivela più redditizio che partecipare ai tornei. “Il mio sogno era fare il giornalista sportivo – spiega Conti -. Ho fatto due anni di Scienze politiche. Ero molto appassionato e conoscevo tutti gli sport. Una volta appreso che con il lavoro di giornalista avrei avuto un buono stipendio eventualmente dopo i trent’anni, ho detto: OK, non fa per me. Ero uno che voleva tutto e subito. Ho chiuso con l’università e sono andato a lavorare nella ditta di mio zio”.
L’insolito regalo per i 18 anni, ricorda Emiliano, è stata la possibilità di spendere 500mila lire al casinò. Intervistata in merito, la madre non ha nascosto le iniziali perplessità in merito all’attività di giocatore professionista intrapresa dal figlio.
AAMS 6: Polizia risulta essere 8 d’azzardo nella nostra nazione, tra sequestri risulta incertezze normative
Nel caso StanleyBet, per esempio, finanzieri e dipendenti dell’Agenzia delle Dogane si devono barcamenare tra una controversa normativa, che sono tenuti ad applicare, e l’agguerrita controffensiva messa in atto dalla società di scommesse.
L’azienda schiera i suoi avvocati
StanleyBet risponde colpo su colpo ai controlli effettuati nei singoli punti scommessa citando in giudizio o inviando atti stragiudiziali (che non sono stati ancora portata davanti a un giudice) di significazione e di diffida ai funzionari responsabili dei singoli procedimenti. Alla fine di giugno 2014, tra l’altro, la Guardia di Finanza ha sequestrato materiale informatico e documentazione cartacea presso alcune sedi di StanleyBet, tra cui quelle di Milano, Montecatini, Potenza, Giugliano e Roma. L’azienda con sede nel Regno Unito ha anche manifestato l’intenzione di citare in giudizio gli organi apicali dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli.
Verso la fine di aprile 2024 i funzionari dell’Agenzia delle dogane della Lombardia hanno lamentato la difficoltà di lavorare in queste condizioni, trovandosi evidemente a fronteggiare una controparte agguerrita in una situazione di generale incertezza normativa. Come riporta l’agenzia Agimec il 29 aprile, gli stessi funzionari delle dogane hanno chiesto all’Agenzia supporto legale e di attuare “misure atte a tenere indenni i dipendenti dai rischi derivanti da citazioni in giudizio per risarcimento di danni qualora gli stessi, operando secondo quanto stabilito dalla legge nazionale e dalle circolari dell’Agenzia, accertassero violazioni amministrative e tributarie nei CTD (Centri Trasmissione Dati, ndr) Stanley o di altri bookmaker nella medesima situazione”. Su poco meno di 20mila punti di scommesse, si stima che in Italia circa 7mila siano irregolari.
Una legge nebulosa
Il sindacato Uil ha fatto presente la situazione di stress alla quale sarebbero sottoposti i funzionari, adducendo che “non è possibile che a ciò si debba aggiungere l’incertezza delle norme da applicare, spesso non chiare, suscettibili di diversa interpretazione, o addirittura come nel caso Stanley con dubbi sulla loro applicabilità”. I contenziosi tra lo Stato e Stanley si trascinano dal 2012, in quanto l’azienda esercita la raccolta del gioco in Italia senza la necessaria autorizzazione. D’altro canto la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto che la società è stata oggetto di discriminazione durante il rilascio delle concessioni. Paradossalmente si ripropone quindi il quesito: è legittima l’applicazione della legge italiana? I Centri trasmissione dati Stanley, che svolgono attività di intermediazione nella raccolta delle scommesse, non hanno potuto beneficiare della recente sanatoria.
E’ guerra fredda
Da qualche tempo i gestori dei punti Stanley hanno ricevuto istruzioni dall’azienda di notificare ai funzionari di Aams o ai finanzieri che si presentassero per un controllo un atto di diffida dal procedere alla contestazione di illeciti amministrativi. In sostanza il documento ricorda ai pubblici ufficiali che applicando la normativa italiana andrebbero a violare la legge comunitaria. In quella che viene definita una “guerra di nervi”, riporta Italiaoggi.it, “sia l’Agenzia delle dogane che la Guardia di Finanza hanno dato mandato all’Avvocatura di Stato di tutelare legalmente ed eventualmente in processo il personale coinvolto”. In risposta a un’interrogazione presentata da due deputati del Pd, il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti ha definito la politica di StanleyBet “una vera e propria iniziativa intimidatoria”.
Secondo quanto riferito da Zanetti, fino ad aprile StanleyBet avrebbe già emesso 230 atti di diffida e 19 citazioni in giudizio per risarcimento danni nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine (un’altra stima però parla di settanta finanzieri raggiunti da una citazione).
Sul filo del rasoio
Ricorrendo di continuo alla Corte Europea, riporta la risposta di Zanetti all’interrogazione, StanleyBet perpetuerebbe “un meccanismo di sostanziale salvacondotto che opera attraverso l’equivalenza ‘discriminato uguale a non punibile’, che pure, involontariamente, è stato creato dalla stessa Corte di Giustizia” (a fine gennaio una sentenza della stessa Corte ha stabilito però che la società non è stata discriminata).
Niente sala scommesse nella stazione
A fine aprile 2024 il titolare dell’agenzia di scommesse all’interno della stazione di Padova ha riferito di essere stato preso di mira dalle autorità, le quali hanno disposto innumerevoli controlli, che in alcuni casi hanno anche dato luogo a denunce. Nonostante abbia vinto il ricorso presso il Tribunale amministrativo regionale contro lo sfratto esecutivo che gli era stato intimato, ha reso nota la volontà di lasciare al più presto i locali all’interno della stazione.
La Lombardia fa guerra alle slot
Un’altra materia controversa, oltre alla regolamentazione delle sale scommesse, è quella delle sale slot. Già da qualche tempo è fatto divieto a queste di aprire a mezzo chilometro di distanza da luoghi di aggregazione come scuole e parrocchie. Come riporta il quotidiano Il Giorno, a fine aprile 2024 il Consiglio regionale della Lombardia ha esteso “l’applicazione della distanza minima tra le sale giochi e punti definiti ‘sensibili’ come scuole, ospedali, chiese, oratori e centri di aggregazione non solo alla concessione di nuove autorizzazioni per l’installazione di macchinette, ma anche a quelle oggi attive, che, se presenti nella fascia di rispetto, dovranno essere spente allo scadere della licenza”.
Parola di assessore
Attraverso questo provvedimento l’assessore al Territorio Viviana Beccalossi prevede di dimezzare il numero di macchinette nell’arco di due o tre anni. “Nell’arco di cinque o sei anni, allo scadere dell’ultima licenza oggi in vigore, non ci sarà nemmeno una slot - ha promesso l’assessore -. A tutti coloro che proprio vogliono giocare, consiglio una bella partita al vecchio sano biliardino”.
Due pesi e due misure?
Alcuni sostengono che le forze dell’ordine italiane siano un po’più scrupolose del consueto nell’effettuare i controlli presso gli esercizi commerciali gestiti da stranieri. In ogni caso le autorità non sono state particolarmente indugenti con un barista cinese di 20 anni residente a Torino, che alla fine di aprile ha ricevuto una multa di 51mila euro perché le sue slot, regolarmente funzionanti e allacciate alla rete, non recavano l’avviso di pericolosità sulla dipendenza del gioco d’azzardo, quello per intenderci che viene riportato molto velocemente in tv al termine di ogni pubblicità su gioco del lotto, Gratta e vinci e simili. Sempre all’interno dello stesso locale, il gioco delle freccette non riportava il prezzo della partita.
Nebbia fitta anche sul poker
Così come per i videopoker, anche per il poker, in virtù di una normativa poco chiara e nebulosa, numerosi circoli italiani vengono chiusi dalle forze dell’ordine e riaperti dai giudici: la controversia si basa sull’annosa questione se considerare il Texas hold ‘em gioco d’azzardo o di abilità. La Legge Bersani del 2006 che definisce gli “skill games” (giochi di abilità), a onor del vero, non nomina esplicitamente il Texas hold ‘em. La normativa tuttavia riporta che “i giochi di carte di qualsiasi tipo, qualora siano organizzati sotto forma di torneo e nel caso in cui la posta in gioco sia costituita esclusivamente dalla sola quota di iscrizione, sono considerati giochi di abilità”. E anche le sentenze hanno avvallato prevalentemente la tesi che il poker è un gioco di abilità se praticato nella forma di torneo. Dovrà però attendere l’eventuale assoluzione del Tribunale il titolare di un locale a Montalto di Castro (Viterbo), denunciato a metà aprile dai carabinieri perché all’interno del suo esercizio si svolgeva un torneo di poker sportivo, oltre che per la mancata esposizione della tabella dei giochi proibiti. Nel corso della stessa operazione sono stati denunciati anche i 27 partecipanti al torneo e sequestrati settemila euro in fiches. Anche tra le forze dell’ordine qualcuno rimane affascinato dal poker: di recente il giocatore professionista di poker Roberto Sabato ha rivelato di aver avuto come compagno di gioco il vicequestore di Bari.
“Play and win” riapre i battenti
Dallo scorso inverno è ripresa a pieno ritmo l’attività del circolo “Play and win” di Segrate (Milano), sequestrato nel 2012 da carabinieri e Polizia locale: giocatori e simpatizzanti hanno modo di rimanere aggiornati riguardo alle iniziative organizzate da “Play and win” attraverso il sito e la pagina Facebook dell’associazione. Nel dicembre del 2012 militari e agenti hanno denunciato nella cittadina dell’hinterland milanese 34 persone in stato di libertà per gioco d’azzardo.
In pochi si salvano
Forse è anche perché le norme sono complicate che si riscontrano numerose irregolarità: intervenendo a fine aprile a un seminario sulle lodopatie, Alessandra Belardini del Servizio centrale della Polizia postale e delle telecomunicazioni ha dichiarato che nei primi quattro mesi del 2024 su 2227 siti monitorati, 2210 sono stati segnalati ai Monopoli.
Per quanto riguarda l’estero, secondo quanto riferito a fine marzo dai funzionari doganali polacchi che si occupano di gioco d’azzardo, il 90 per cento delle imprese di questo settore che opera in Polonia sarebbe irregolare.
Spari nella bisca
Può capitare che i poliziotti non vadano molto per il sottile durante i loro blitz nelle bische clandestine. Nelle Filippine, in Provincia di Cebu, a metà aprile una donna ha accusato il capo della polizia di Alcoy di averla schiaffeggiata e averle sparato con una pistola da softair durante un raid. Al momento dell’incursione si stava svolgendo una partita di Tong-its, una variante del ramino diffusa nelle Filippine. Chiamato in causa, l’ufficiale Jomar Medil ha smentito la tesi di Ledina Antig.
Smascherata truffa nel poker online
Le operazioni delle forze dell’ordine hanno però consentito di smascherare truffe nel poker online, come avvenuto alla Polizia di Stato e alla Polizia Postale di Terni alla fine dell’inverno del 2024. Un 35enne albanese aveva sottratto a un pensionato di 60 anni residente nel capoluogo di provincia umbro la password per l’accesso a un conto utilizzato per giocare a poker online. Grazie all’account, lo straniero giocava con un altro complice connivente, il quale vinceva sempre, consentendo però il trasferimento del denaro sulla carta prepagata dell’albanese (la somma sottratta ammonta a tremila euro). Il 35enne è stato denunciato a piede libero, anche se risulta irreperibile.
Titolo ingannevole
Infine, per quanto riguarda i film sull’argomento, “Gioco d’azzardo per un giovane funzionario di polizia” è un lungometraggio del ’71 diretto dallo spagnolo Ignacio F. Iquino: il titolo della pellicola trae però in inganno. Il gioco d’azzardo sembra infatti aver poco a che fare con la trama del film, che racconta le vicende dell’ispettore Frank, impegnato nel contrastare una banda specializzata nella tratta delle bianche.
Bitcoin si rivela agio nel web, online cresce una accordo nella criptomoneta – News AAMS
Anche la Banca Centrale Europea si è recentemente interrogata sul futuro del Bitcoin, già apprezzato come bene rifugio durante la crisi cipriota. Pur avendone sentito parlare, non tutti conoscono il meccanismo di funzionamento di questa valuta.
Come funziona?
“I bitcoin sono soldi digitali che si possono inviare attraverso Internet – spiega un video su YouTube -. Rispetto alle altre monete presentano numerosi vantaggi. I bitcoin vengono trasferiti da persona a persona via Internet senza passare attraverso la banca o la carta di credito. Quindi i costi di transazione sono fortemente ridotti”. I nuovi ‘pezzi’, spiega il video, “sono generati con un programma gratuito eseguito da computer connessi a Internet. Questa attività viene chiamata mining (parola che in inglese significa attività mineraria, estrattiva, ndr) e richiede una certa potenza di calcolo”. Il numero di bitcoin in circolazione “è controllato dal network. Nel 2014 non ci potranno essere più di 21 milioni di monete in circolazione”.
Inventati da un giapponese
Come spiega Sky Tg 24 in un servizio dedicato a questo fenomeno “la valuta, inventata da un misterioso programmatore giapponese, sfugge a qualsiasi autorità. Nessuna banca centrale controlla il suo valore e non ci sono intermediari finanziari a regolare le transazioni”.
Sicurezza e trasparenza
Secondo il caporedattore del Sole 24 Ore Pierangelo Soldavini intervistato da Sky, il sistema garantirebbe una certa sicurezza, in quanto si tratta “di pacchetti crittografati con chiavi pubbliche e private, quindi ognuno ha il suo codice che permette di gestire il proprio borsellino elettronico. E’ allo stesso tempo molto trasparente perché ogni pacchetto di dati contiene tutti i possessori, che possono essere tracciati. Senz’altro è una grossa incognita il fatto che non ci siano garanzie se un domani dovesse rivelarsi tutto un bluff, in quanto si tratta di un sistema assolutamente automatico”.
La moneta dei trafficanti?
Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia Aziendale alla Bocconi, spiega al giornalista di Sky che lo intervista: “Ipotizziamo che lei voglia comprare un container di armi per dei ribelli mediorientali. Per pagare non usa l’American Express”. I bitcoin, secondo il professore dell’università milanese, assolverebbero egregiamente questo compito, lasciando una traccia così lunga che rimarrebbe difficile da seguire.
Una valuta democratica
Carnevale Maffè ha comunque valutato interessante “l’esperimento di Bitcoin in quanto sottraiamo la moneta al monopolio decisionale e all’arbitrio di una banca centrale che ne stabilisce la quantità e il tasso di interesse”. Il Bitcoin quindi creerebbe “una benefica competizione al di sopra degli intermediari finanziari e dei tassi di interesse delle banche centrali.
Se vogliamo è la rivincita del mercato distribuito”. Come osserva il docente, nei momenti di instabilità delle valute tradizionali viene apprezzata da un numero maggiore di risparmiatori.
Niente più banche?
La moneta virtuale è stata anche oggetto di un libro pubblicato nel 2013 da Fabio Vita dal titolo “Senza banche. BitCoin: la moneta di Internet. Il primo manuale pratico in italiano”.
Bitcoin e gioco online
All’inizio di marzo 2024, riporta Venturebeat.com, anche la piattaforma Games Planet ha cominciato ad accettare pagamenti in bitcoin seguendo l’esempio di RuneScape, società del gruppo Jagex, il più grande sviluppatore di giochi online del Regno Unito. Gameplanet, spiega Venturebeat, sta inoltre valutando l’ipotesi di incentivare l’uso di Bitcoin scontando del 10 per cento gli acquisti effettuati con la criptomoneta.
Guadagnare con la scimmia volante
SaruTobi (scimmia volante in giapponese) è un gioco tipo Super Mario, disponibile nell’App Store di Apple, che premia i migliori giocatori regalando loro bitcoin. In questo gioco è possibile guadagnare criptomonete man mano che la partita diventa più difficile e si raccolgono power-up (oggetti che che consentono al personaggio di acquisire particolari abilità o caratteristiche). “Unire gioco online e bitcoin si è rivelata una scelta lungimirante per lo sviluppatore, che nel caso specifico è riuscito a intercettare anche i clienti che utilizzano la piattaforma iOS” scrive Wouter Vonk Venturebet.com. L’utilizzo della criptovaluta consentirebbe inoltre una maggiore velocità nelle transazioni rispetto alle carte di credito o alle carte regalo.
Una nuova nicchia di mercato
Secondo Vonk, responsabile marketing europeo di BitPay, il modello di SaruTobi potrebbe essere presto seguito da altri operatori del mercato. Giocatori online e utenti di Bitcoin, spiega il sito, hanno molto in comune: “In base a quanto riferito l’anno scorso da Nicholas Colas, chief market strategist di Convergex, l’utente-tipo di Bitcoin è infatti uomo e appassionato di tecnologia, tra i 25 e i 40 anni e ha un reddito superiore alla media” scrive Vonk, anche proprietario di Bitgild.com, il primo negozio online di lingotti d’oro e d’argento ad accettare Bitcoin.
La corsa all’oro… virtuale
L’anno scorso Microsoft ha cominciato ad accettare pagamenti in Bitcoin, introducendo poi questa novità anche per la consolle X-Box. L’esempio potrebbe essere presto imitato da PlayStation 4 e Wii U. In un futuro non troppo remoto, probabilmente quasi tutte le consolle accetteranno pagamenti in Bitcoin, garantendo maggiore sicurezza ai giocatori che potranno evitare di utilizzare la carta di credito per gli acquisti su Internet.
Leetcoin strizza l’occhio ai minatori
Leetcoin, invece, sta realizzando una piattaforma per e-sport (videogiochi organizzati a livello competitivo) che consente agli utilizzatori di gareggiare tra loro e di vincere Bitcoin. “Nel suo genere, è la prima piattaforma a offrire piccole ricompense ai vincitori – spiega Venturebeat -. Nelle modalità di gestione del denaro e distribuzione delle vincite assomiglia al poker online, ma applicato ai videogiochi”. E questo secondo Venturebeat potrebbe attrarre nuove tipologie di clienti che tradizionalmente non giocano su Internet, come per esempio i minatori di Bitcoin ( in inglese “miners”, i soggetti che coniano la moneta virtuale). Agli utilizzatori della piattaforma viene richiesta la corresponsione di una quota ed è possibile gareggiare “in solitario” contro il sistema o all’interno di un gruppo di altri giocatori. Nelle ultime settimane la compagnia giapponese Rakuten, proprietaria anche del programma di messaggistica istantanea Viber, ha cominciato ad accettare la criptovaluta attraverso la piattaforma di commercio digitale Bitnet.
Pokerstars e la criptovaluta
Qualche settimana fa, in occasione del nono compleanno del Pokerstars, si è parlato dell’ambiguo rapporto della room con Bitcoin. Come riporta Claudio Poggi su Pokerlistings.it, l’utilizzo di bitcoin “consentirebbe di offrire una forma legalizzata di poker online, aggirando l’Unlawful Internet Gambling Enforcement Act (UIGEA) del 2006. Ma, dal momento che PokerStars è molto vicina a tornare sul mercato americano nel New Jersey, i vertici della poker room hanno comprensibilmente pensato che tentare questa scorciatoia avrebbe potuto irritare, e non poco, chi si trova nella stanza dei bottoni”.
Ripple batte Bitcoin sulla velocità
Oltre ai bitcoin, tra le nuove valute virtuali vi sono anche i Ripple e i Linden Dollars. I primi sono opera della startup OpenCoin. Come spiega Il Sole 24 Ore, “Ripple è una piattaforma decentralizzata. A differenza dei bitcoin presenta registri chiamati Ledger per monitorare gli scambi che contribuiscono al completamento delle operazioni in pochi secondi, quando invece i bitcoin possono richiedere minuti per concludere una transazione o anche ore nel caso di pagamenti, a causa della catena di validazioni necessaria a garantirne la sicurezza.
Ripple è open source come Bitcoin: una comunità di sviluppatori software può apportare modifiche e condividerle secondo le regole previste dalle licenze di utilizzo”. I Ripple saranno in totale 100 miliardi: “Sono già stati tutti generati e una parte verrà distribuita in seguito” riporta il quotidiano di Confindustria.
La moneta di Second Life
I Linden Dollars sono invece la moneta di “Second Life” e prendono il nome da “Linden Lab”, la società che ha sviluppato questo mondo virtuale.
{I|Quei|Tutti i|Di|hvis principali con il proprio blackjack, 2 carestia Kevin Blackwood – 6 nel web dell’AAMS
Un Blackjack risulta essere4 alto alcuni giochi dimagrire in fretta “indagati” dove pubblicare tanti tempi: tantissime menti eccelse l’hanno analizzato risulta essere studiato. Inedia testimonianza di vasta attrattiva a proposito di il appuntamento di carte basti 1 1, sul 2002, è stata istituita 7 California la cosiddetta “Blackjack Hall of Fame”, le quali raccoglie {i|quei|tutti i|di|hvis dimagrire adulti nomi con le accaduto una amore: in base a Baldwin 2 Thorp carestia Uston, fino Wong, Syder e nel MIT Squadra. Noi abbiamo posseduto questo arrivare di includere 1 chiacchiere tramite uno ggg grandi personaggi del blackjack a la page: Kevin Blackwood. Arrivo 6 ci ha detto. Mr Blackwood, quando hai affiliato inedia 4 blackjack? Qual risulta esserestata la agevolazione? Ho 9 un articolo di almanacco in ogni 1 da carte di successo che certamenteera 2 2 una Harvard University. Ero agnostico all’inizio, tuttavia un lampadina in precedenza mi si anno accesa: in quel momento, trascorsi aver 9 1 2 sull’argomento, ho pensato 1 3 la aritmetica carestia il gioco avesse senso risulta essere ho iniziato per arrischiare. Erano gli vita ’80 In base a i cibi momento è avviato nella propria amore affermato: 1 risulta esserearchitetto nei dimagrire importanti giocatori da blackjack oltre alle 2 affermato nel gambling. Ha partecipato {alle|de fleste WSOP si rivela {i|quei|tutti i|di|hvis propri libri (The Counter 2002; Play Blackjack Like the Pros 2005; Casino Gambling For Dummies 2006) stanno facendo nella argomento di nuova fabbricazione del blackjack, oltre alle contribuiscono tanti giocatori a acquistare. Come si diventa grosse? 3 le quali il Blackjack sia un (s f scherzo) del elevate oscillazioni, si rivelaogni po’ in che modo spostarsi sulle montagne russe. Ho spesso sottolineato nei miei lettori come fare a possa essere complesso conservare diffusamente la riuscita risulta essere arrivare a inedia annullare in allungato 1. È ogni cammino giustofa 7 tramite acribia e per gradi: allo scopo di 1 dico le quali la maggior parte di quegli baikers all’inizio non dovrebbe pensare di lasciare un precisamente lavoro allo scopo di 1 un 2 (s m chi se ne intende esperto). Appaiono alcuni quelli i quali “ce la fanno”. Mr Blakwood, qual risulta esseresecondo 1, nella caratteristica più importante 1 ha il compito avere un antagonista del blackjack? La 2 risulta esserefondamentale, ma io penso che sia una abilità l’elemento necessaria sul blackjack. Una corretta 2 per il appunto 2 o una altezza da adempiere un analisi arrivando al 6esistono delle qualità migliori al fine di misurare amicarsi il successo molto termine. Solamente così a tal puntodiviene dei principali gambling {man|når.
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